All’alba del primo giorno della settimana, le donne che erano venute dalla Galilea con Gesù, presero le spezie che avevano preparato e andarono al sepolcro. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma quando entrarono, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre stavano riflettendo su questo, ecco che apparvero loro due uomini in vesti sfolgoranti. Essi erano terrorizzati e si prostrarono con la faccia a terra. Essi dissero loro: “Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risorto. Ricordatevi di quello che vi ha detto mentre era ancora in Galilea, che il Figlio dell’uomo deve essere consegnato ai peccatori ed essere crocifisso, e risorgere il terzo giorno”. Ed essi ricordarono le sue parole. Poi tornarono dal sepolcro e annunciarono tutte queste cose agli undici e a tutti gli altri. Le donne erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo; anche le altre che le accompagnavano raccontarono questo agli apostoli, ma il loro racconto sembrava una sciocchezza ed essi non credettero. Ma Pietro si alzò e corse al sepolcro, si chinò e vide i teli da sepoltura da solo; poi tornò a casa stupito di quanto era accaduto (Luca 24:1-12).
Ancora una volta, noi cristiani ci troviamo nella Settimana Santa, in procinto di celebrare il Triduo Pasquale, il periodo più sacro dell’anno cristiano, che culmina nella celebrazione della Resurrezione di Gesù la Domenica di Pasqua. Il messaggio della resurrezione, naturalmente, è che la morte non ha l’ultima parola. Eppure, intorno a noi, in questo momento, la morte sembra davvero avere l’ultima parola. Guardate l’incredibile sofferenza delle nostre sorelle e dei nostri fratelli in Ucraina, e considerate che situazioni simili sono in corso in tutto il mondo. Se siamo onesti nel confrontarci con la realtà che ci circonda, la morte sembra vincere molto. E questo è piuttosto deprimente. Eppure, il vangelo di Gesù ci sfida a persistere, ostinatamente e tenacemente, di fronte a tutte le prove del contrario, che la morte alla fine non ha l’ultima parola, che il trionfo stesso di Cristo sulla morte contiene la promessa che noi umani alla fine impareremo a scegliere la vita sulla morte, una lezione che non abbiamo imparato nel corso della storia umana, ma una lezione che ci viene ancora offerta come la realizzazione della nostra più profonda umanità. E come possiamo scegliere la vita in mezzo a così tante prove di morte intorno a noi? Il messaggio cristiano ci dice che la solidarietà, la solidarietà con coloro che soffrono e sono ai margini e alle periferie del nostro mondo, una solidarietà che riconosce Cristo “nel suo travestimento più penoso” (Madre Teresa di Calcutta) e cerca di alleviare la sua sofferenza in loro, è la via della resurrezione e della vita nuova per tutti noi. La solidarietà è l’amore che attraversa le frontiere tracciate dall’egocentrismo, per entrare nella situazione dell’altro, allo scopo di una relazione e lotta reciproca che ci guarisce tutti e realizza la comunità amata da Dio. La solidarietà è la voce che finalmente comprende: “Tu non sei uguale a me, ma una parte di te vive in me. La tua libertà e la mia sono sempre state inestricabilmente intrecciate. Ora lo vedo, e a causa di ciò che vedo, scelgo di vivere in modo diverso. Andrò lì, con te, per il tuo bene e per il mio”. . . —[Stephanie Spellers, The Church Cracked Open: Disruption, Decline and New Hope for Beloved Community [New York: Church Publishing, 2021), 107, 109]. Noi di Solidarity with South Sudan vi ringraziamo di cuore per le vostre numerose espressioni di solidarietà con noi, attraverso la condivisione di personale religioso, risorse finanziarie e altre forme di competenza. La vostra solidarietà con noi e con il popolo del Sudan meridionale sta rendendo possibili piccoli miracoli, piccole esperienze di resurrezione e di vita nuova per la gente di questa terra tormentata. Ve ne siamo grati. Auguriamo a tutti i nostri lettori tanta gioia e pace per la Pasqua. “Cristo è risorto. Cristo è davvero risorto”. |
Date Published:13 Apr 2022 Author:Fr. David, Mission Promoter
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