L’8 febbraio la Chiesa ricorda Santa Giuseppina Bakhita, una donna sudanese che trascorse dodici anni della sua vita come schiava. È patrona del popolo del Sudan e del Sud Sudan e patrona di tutti coloro che oggi lavorano contro il flagello della tratta di esseri umani nel mondo. La sua storia ci ricorda le sofferenze che si verificano in tutto il mondo, in particolare quelle del popolo del Sud Sudan e quelle delle donne e delle ragazze vittime della tratta di esseri umani. La sua storia ci ricorda la dignità e il valore intrinseco di ogni persona, creata a immagine e somiglianza di Dio, e il fatto che, con l’aiuto di Dio e di coloro che riconoscono l’immagine di Dio nei diseredati, la giustizia e la libertà sono possibili. Solidarity with South Sudan ricorda oggi Santa Giuseppina Bakhita e invoca la sua intercessione per il popolo sofferente del Sud Sudan.
Il tema della giornata di quest’anno è “In cammino nella dignità. Ascoltare. Sognare. Agire”. Per saperne di più, visitate questo questo LINK. Solidarity with South Sudan invita tutti i suoi amici e sostenitori a partecipare al Pellegrinaggio online di preghiera e sensibilizzazione contro la tratta di esseri umani dell’8 febbraio. Il pellegrinaggio si svolge in tutti i continenti e in tutti i fusi orari e inizia alle 9.30 in Oceania, seguito da Asia, Medio Oriente, Africa, Europa, Sud America e si conclude alle 16.30 in Nord America. Per partecipare, cliccare su questo link di Youtube. Per coloro che hanno tempo e interesse, quella che segue è la storia ispiratrice di Santa Giuseppina Bakhita, come riportata sul sito web del Vaticano e su “Catholic Online”. Potete anche ascoltarla QUI. ****************************************** Santa Giuseppina Margherita Bakhita nacque intorno al 1869 nel villaggio di Olgossa, nella regione del Darfur, in Sudan. Faceva parte del popolo Daju e suo zio era un capo tribù. Grazie al suo lignaggio familiare, crebbe felice e relativamente prospera, tanto che da bambina non conosceva la sofferenza. Gli storici ritengono che nel febbraio del 1877 Josephine sia stata rapita dai mercanti di schiavi arabi. Nonostante fosse solo una bambina, fu costretta a camminare a piedi nudi per oltre 600 miglia fino a un mercato di schiavi a El Obeid. Durante l’estenuante viaggio fu comprata e venduta almeno due volte. Nei 12 anni successivi sarebbe stata comprata, venduta e data via più di una dozzina di volte. Trascorse così tanto tempo in cattività che dimenticò il suo nome originale. Nel 1883, un generale turco la vendette al vice console italiano Callisto Legani. Quando fu il momento di tornare in Italia, lei pregò di essere portata con sé e lui acconsentì. Dopo un lungo e pericoloso viaggio attraverso il Sudan, il Mar Rosso e il Mediterraneo, arrivarono in Italia. La bambina fu regalata a un’altra famiglia e servì come tata. Anche la sua nuova famiglia aveva rapporti con il Sudan e, quando la sua padrona decise di recarsi in Sudan senza Giuseppina, la affidò alla custodia delle Suore Canossiane di Venezia. Mentre era sotto la custodia delle suore, imparò a conoscere Dio. Secondo Josephine, aveva sempre saputo di Dio, che aveva creato tutte le cose, ma non sapeva chi fosse. Le suore risposero alle sue domande. Il tempo trascorso con le suore la commosse profondamente e disconobbe la chiamata a seguire Cristo. Quando la sua padrona tornò dal Sudan, Giuseppina si rifiutò di andarsene. La sua padrona passò tre giorni a cercare di convincerla a lasciare le suore, ma Josephine rimase ferma. Questo fece sì che la superiora dell’istituto per i candidati al battesimo tra le suore si lamentasse con le autorità italiane per conto di Giuseppina. Il caso finì in tribunale, che stabilì che la schiavitù era stata bandita in Sudan prima della nascita di Giuseppina, che quindi non poteva essere legalmente resa schiava. Fu dichiarata libera. Per la prima volta nella sua vita, Giuseppina era libera e poteva scegliere cosa fare della sua vita. Scelse di rimanere con le Suore Canossiane. Fu battezzata il 9 gennaio 1890 e prese il nome di Giuseppina Margherita. L’arcivescovo che le impartì i sacramenti fu nientemeno che Giusseppe Sarto, il cardinale patriarca di Venezia che sarebbe poi diventato Papa Pio X. Giuseppina divenne novizia delle Figlie della Carità Canossiane il 7 dicembre 1893 e prese i voti definitivi l’8 dicembre 1896. Alla fine fu assegnata al convento di Schio, a Vicenza. Per i successivi 42 anni della sua vita, lavorò come cuoca e portinaia presso il convento. Ha anche viaggiato e visitato altri conventi raccontando la sua storia ad altre sorelle e preparandole al lavoro in Africa. Era conosciuta per la sua voce gentile e il suo sorriso. Era gentile e carismatica e spesso veniva chiamata amorevolmente “la piccola sorella marrone” o onorevolmente “la madre nera”. Quando parlava della sua schiavitù, spesso dichiarava che avrebbe ringraziato i suoi rapitori. Infatti, se non fosse stata rapita, forse non avrebbe mai conosciuto Gesù Cristo e non sarebbe entrata nella Sua Chiesa. Morì la sera dell’8 febbraio 1947. Nel 1958 iniziò il processo di canonizzazione di Giuseppina sotto Papa Giovanni XXIII. Il 1° dicembre 1978, Papa Giovanni Paolo II la dichiarò venerabile. Papa Giovanni Paolo II la canonizzò il 1° ottobre 2000.
|
Date Published:8 Feb 2024 Author:Fr. David, Mission promoter
Article Tags: Ultime notizie, Santa Giuseppina Bakhita, Traffico di esseri umani, Schiavitù, Solidarity, Sud Sudan |