Nella sua enciclica Fratelli Tutti, il nostro Santo Padre Papa Francesco scrive:
C’è un episodio della sua vita che ci mostra il suo cuore senza confini, capace di andare al di là delle distanze dovute all’origine, alla nazionalità, al colore o alla religione. È la sua visita al Sultano Malik-al-Kamil in Egitto, visita che comportò per lui un grande sforzo a motivo della sua povertà, delle poche risorse che possedeva, della lontananza e della differenza di lingua, cultura e religione. Tale viaggio, in quel momento storico segnato dalle crociate, dimostrava ancora di più la grandezza dell’amore che voleva vivere, desideroso di abbracciare tutti. La fedeltà al suo Signore era proporzionale al suo amore per i fratelli e le sorelle. Senza ignorare le difficoltà e i pericoli, San Francesco andò a incontrare il Sultano col medesimo atteggiamento che esigeva dai suoi discepoli: che, senza negare la propria identità, trovandosi «tra i saraceni o altri infedeli […], non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio».[3] In quel contesto era una richiesta straordinaria. Ci colpisce come, ottocento anni fa, Francesco raccomandasse di evitare ogni forma di aggressione o contesa e anche di vivere un’umile e fraterna “sottomissione”, pure nei confronti di coloro che non condividevano la loro fede. Egli non faceva la guerra dialettica imponendo dottrine, ma comunicava l’amore di Dio. Aveva compreso che «Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1 Gv 4,16). In questo modo è stato un padre fecondo che ha suscitato il sogno di una società fraterna, perché «solo l’uomo che accetta di avvicinarsi alle altre persone nel loro stesso movimento, non per trattenerle nel proprio, ma per aiutarle a essere maggiormente sé stesse, si fa realmente padre».[4] In quel mondo pieno di torri di guardia e di mura difensive, le città vivevano guerre sanguinose tra famiglie potenti, mentre crescevano le zone miserabili delle periferie escluse. Là Francesco ricevette dentro di sé la vera pace, si liberò da ogni desiderio di dominio sugli altri, si fece uno degli ultimi e cercò di vivere in armonia con tutti. A lui si deve la motivazione di queste pagine (Fratelli Tutti, §3 and 4). In questo giorno di fraternità umana, preghiamo per la visione di San Francesco, per discernere la presenza di Dio in tutto ciò che ci circonda: le bellezze del mondo naturale e in tutte le creature di Dio, e in ogni essere umano, che è un riflesso di alcuni aspetti della verità e bellezza e bontà di Dio. Preghiamo specialmente per la grazia di scorgere la presenza di Dio in quelle persone che sono più diverse da noi: diverse per etnia, colore della pelle, lingua o cultura. Il nostro mondo attuale è, come sappiamo, un luogo profondamente tormentato. I social media portano sempre più il mondo intero nei nostri salotti, ma questa immediatezza è talvolta accolta con paura, perché può sembrare una minaccia al nostro senso di identità e sicurezza. Preghiamo per la grazia di andare oltre le nostre paure e limitazioni, e di essere capaci di sentirci profondamente radicati nell’amore di Dio per tutta la creazione di Dio, senza distinzione. Come il sacerdote francescano americano padre Richard Rohr ha scritto in modo così eloquente: “Quando amiamo qualcosa, le concediamo l’anima, vediamo la sua anima e lasciamo che la sua anima tocchi la nostra. Dobbiamo amare profondamente qualcosa per conoscere la sua anima. Prima della risonanza dell’amore, siamo in gran parte ciechi al significato, al valore e al potere delle cose ordinarie di “salvarci” e di aiutarci a vivere in unione con la fonte di tutto l’essere. Infatti, finché non riusciamo ad apprezzare e persino a deliziarci dell’anima delle altre cose, persino degli alberi e degli animali, probabilmente non abbiamo scoperto nemmeno la nostra anima. L’anima conosce l’anima attraverso l’amore, per questo è il grande comandamento” (Matteo 22:36). |
Date Published:4 Feb 2022 Author:Fr. David, Mission promoter
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